Quando nel 1969 vide la luce il portale Arpanet, la rete che anticipò di qualche decennio la creazione di Internet e tutto ciò che gli ruoterà intorno da quel momento, sicuramente i creatori hanno pensato solo al lato positivo.
Esattamente come Alfred Nobel, quando inventò la dinamite.
Invenzione che gli scoppiò metaforicamente in mano…
Come tutte le invenzioni migliori dell’essere umano, ci si dimentica sempre del lato oscuro della mente, e di come solo noi riusciamo a rovinare quanto di più bello ci venga offerto.
Dal momento in cui tutto il mondo si è collegato, ed è stato possibile utilizzare questa incredibile invenzione per socializzare, con la nascita, appunto, dei Social, è immediatamente arrivato il lato negativo, nascosto dietro nomi come “leoni da tastiera”, “haters”, “cyberbulli”.
Un fenomeno negativo, dolente e pericoloso contro cui si combatte quotidianamente.
E non devi per forza essere un personaggio famoso per ricevere attacchi gratuiti da parte di questi individui.
La violenza virtuale non fa distinzioni di genere.
Ma se una persona importante, che sia un divo, un politico o quant’altro, ha dalla sua, oltre che un carattere ben strutturato, un grandissimo seguito positivo, nonché tutta una serie di professionisti che gestiscono i profili social, e quindi anche questa spazzatura/odio ricevuta, e sanno esattamente cosa fare in questi casi, le persone comuni, spesso, accusano il colpo e tacciono, soffrendo.
Anche perché, la semplice segnalazione sui canali dedicati dei social stessi, spesso lascia il tempo che trova: in parole povere, se Facebook in un post vede un puntino rosso su qualcosa di rosa e il suo algoritmo lo riconosce come capezzolo, il suddetto post verrà arso al rogo.
Se invece tu segnali una pagina di persone che si divertono a disquisire tranquillamente su come hanno ammazzato i propri animali domestici, dando consigli a tutti i partecipanti, Facebook ti risponderà probabilmente che ti ringrazia caldamente per la tua segnalazione, ma un team di esperti ha verificato che non ci siano i reali motivi per chiudere la suddetta pagina ardendo al rogo i partecipanti, mentre tu, se non vuoi più vedere nulla di simile, puoi bloccare le notifiche da quella pagina. Così il problema, sempre per Facebook, non esisterà più.
Quindi, immaginiamoci cosa se ne fa Marc della segnalazione di una povera ragazza di 17 anni che si è fatta la foto in shorts, e, benché non abbia nemmeno un briciolo di autostima, abbia deciso di condividere l’immagine perché quel giorno si sentiva particolarmente felice e voleva ricordare il momento ma, non avendo un fisico che segue i banalissimi canoni sempre seguiti dalla notte dei tempi, riceve una vagonata di offese, pubbliche e private e, nonostante decida di rimuovere immediatamente il post, resteranno per sempre gli screenshot fatti da persone particolarmente sollecite, e si continuerà a investirla di offese fin quando non deciderà di chiudere il suo profilo social, che tanto le faceva compagnia, ma qualche amico affezionato distribuirà in giro il suo numero di cellulare, e quindi questa povera diciassettenne deciderà che pubblicare quella foto sia stato il momento peggiore della sua vita e le conseguenze potranno essere più o meno gravi, ecco, diciamo succeda tutto questo, l’unica persona che di tutta questa storia pagherà, sarà l’innocente diciassettenne. E i cyberbulli continueranno felici e contenti.
Ma, nella realtà, non è esattamente così.
Perché, benché virtuali, le offese, le calunnie, le minacce, sono reati a mezzo stampa.
Ed un avvocato non solo lo sa bene, perché ormai una percentuale alta del suo lavoro è dedicato esattamente alla risoluzione di questi problemi, ma saprà anche come aiutare, supportare e risolvere la questione.
E, nonostante sia un problema relativamente recente, negli ultimi anni sono nate tantissime leggi, atte a prevenire o a condannare questi reati.
E se i cyberbulli sapessero che possono nascondersi anche dietro profili fake, nick name e anonimato, una volta fatta la denuncia presso la polizia postale, il nome, cognome, indirizzo di casa, computer da cui è partita l’offesa e tutto ciò che si voleva nascondere verranno, eccome, fuori, forse sarebbero meno frequenti le offese, le calunnie, la cattiveria tout court scritta su un social.