Tutti coloro che hanno una passione per il whisky, è chiaro che sono orientati sempre e comunque a puntare sull’acquisto di prodotti di una certa qualità. L’obiettivo, infatti, è quello di avere a che fare sempre con prodotti in grado di esaltare il palato e le relative esperienza dal punto di vista sensoriale.
Il whisky non è altro che un distillato che è oggetto di una specifica fase di maturazione in botti di legno. Per quanto tempo deve restare al loro interno? Si tratta di un periodo sempre piuttosto lungo, ma tutto è legato al prodotto finale che si ha intenzione di ottenere.
Il processo di lavorazione del whisky si caratterizza per essere lungo e anche piuttosto complesso. Infatti, al suo interno troviamo un gran numero di fasi: al termine di tale processo, ecco che si potrà provvedere alla degustazione di un distillato che è dotato davvero di un sapore molto particolare e unico, oltre che decisamente intenso.
Consumare un whisky in modo corretto, però, vuol dire non solo sorseggiarlo in modo delicato e attento, ma sfruttare tutta l’esperienza sensoriale che la natura ci ha donato per poterlo assaporare davvero sotto ogni aspetto. Insomma, è fondamentale andare alla ricerca di qualsiasi nota aromatica che si trova al loro interno: degustare il whisky in modo corretto, quindi, fa la differenza.
L’attività di degustazione
Quando si usa il termine degustazione, si fa riferimento non solo al semplice atto di consumare una bevanda. Infatti, in questo senso, si parla di analizzare sotto ogni aspetto ciò che si trova nel bicchiere. E proprio in riferimento a quest’ultimo oggetto, è importante prendere le dovute accortezze.
Sì, dato che per degustare il whisky serve anche avere a disposizione un bicchiere corretto e adeguato a tale scopo. In gergo vengono chiamati “rocks” e sono dei bicchieri che presentano delle dimensioni molto particolari, ovvero sono bassi e decisamente larghi. Interessante anche mettere in evidenza come possano contare su un’apertura molto più ristretta, che ricorda, non a caso dato che tale parte viene ribattezzata “tulip”, un fiore molto diffuso, ovvero il tulipano.
Occhi e olfatto
Il primo passo è quello di cominciare a valutare il whisky usando gli occhi. Infatti, è necessario concentrarsi sulla colorazione del whisky. L’obiettivo è quello di provare a comprenderne il grado di invecchiamento. Più il colore è scuro, infatti, più tempo, di solito si tratta di anni e anni, il whisky ha trascorso all’interno delle botti. Poi, ci sono varie sfumature che questo distillato può avere: ad esempio, in caso di sfumature sul violaceo, significa che la conservazione è avvenuta all’interno di botti ex sherry. Chi ha esperienza in fatto di whisky è in grado di riconoscere tali caratteristiche nel giro di pochi secondi.
Il secondo passaggio è quello di sfruttare l’olfatto. Quest’ultimo, infatti, è un senso che ha bisogno di ricevere degli stimoli graduali. Quindi, il consiglio migliore da seguire è quello di avvicinare il naso in maniera progressiva al bicchiere. Si tratta di un trucchetto che serve per poter individuare davvero qualsiasi sfumatura del whisky. Chi ha una notevole esperienza in tal senso, riuscirà anche da questo dettaglio a capire quale possa essere il grado di invecchiamento, ma anche il tipo di botte che ha conservato il whisky.
In un gran numero di casi, poi, per fare in modo di non bruciarsi per colpa dell’alcool quando viene a contatto con la lingua, c’è un’altra accortezza che si può seguire. Ovvero, inserire qualche goccia di acqua all’interno del whisky. In questo modo, verrà diluito e i sapori verranno al tempo stesso differenziati. Un piccolo accorgimento che consentirà alla persona che sta per degustare il whisky di riuscire a distinguere in maniera più rapida ed efficace i vari sapori.