Ammettiamolo: sul POS si fa davvero tanta confusione. C’è chi, con scuse più o meno credibili, prova a evitare di utilizzarlo e chi, invece, lo ritiene uno strumento molto comodo.
A fronte di tutto questo, è importante rispondere a una domanda ben precisa: il POS è obbligatorio? Se sì, quando lo è? Se no, perché se ne parla tanto?
Ecco le risposte alle domande più comuni.
Il quadro legislativo
Partiamo da ciò che dice la legge, unico vero arbitro in tal senso. A far cominciare le danze fu il Governo Monti che, nel decreto Crescita 2.0, cioè quello del 18 ottobre 2012, n. 179, si dice che gli esercenti devono dotarsi di un POS e la soglia minima di pagamento in tal senso è di 30 euro.
Le innumerevoli polemiche hanno tenuto la legge in stand by fino al 2016, quando con la legge di stabilità è stata ribadita l’obbligatorietà del POS e fu deciso un nuovo limite (oggi non più esistente) di 5 euro.
A fronte di ciò, inoltre, la soglia minima del pagamento in contante fu abbassata, con la legge di Bilancio del 2020, da 2.999,99 euro a 1.999,99 euro per poi scendere ulteriormente, dal primo gennaio 2022, a 999,99 euro.
Inoltre, nel 2020 fu introdotto anche il cashback che, previa installazione di un’app e per un massimo di 1500 euro di spesa cumulabile, restituiva al cittadino il 10% di quanto speso (quindi, fino a 150 euro).
Compreso che sì, quindi il POS è obbligatorio, scopriamo quali esercenti devono averlo.
Per chi è obbligatorio avere il POS
Un POS è sicuramente un’ottima soluzione per permettere ai propri clienti di acquistare e pagare in totale tranquillità. Parliamoci chiaro: i POS costano così poco che conviene assolutamente acquistarli. Se ne conto anche i più reticenti, soprattutto per i negozi in località turistiche. Ma, al di là di questo, andiamo nello specifico.
In Italia, sia i liberi professionisti che le attività commerciali hanno l’obbligo di accettare il pagamento con il POS, che sia carta di credito, debito o semplice bancomat.
Sono diverse le categorie che devono attenersi a questo obbligo, tra cui negozi e attività commerciali in primis. Così come gli artigiani e tutte le imprese che lavorano nell’ambito della ristorazione, come appunto i ristoranti e i bar.
Anche i liberi professionisti devono munirsi di POS, in particolare coloro che si interfacciano di persona con il cliente (giusto per fare tre esempi: parrucchieri, avvocati e tassisti).
Ovviamente, tra coloro che sono obbligati ad avere il POS ci sono i possessori di attività ricettive come gli hotel e i b&b. Piccola nota: nella categoria degli ‘obbliganti’ figurano anche i venditori ambulanti ma non c’è obbligo di POS se la transazione avviene tra due professionisti.
Le sanzioni per il mancato POS
Molte polemiche, per i fautori del POS, hanno suscitato le sanzioni per chi non ha il POS o rifiuta il pagamento ‘digitale’. Infatti, sono ritenute troppo deboli. Dal primo gennaio 2023, tutti coloro che rifiutano di ricevere il pagamento con carta – qualunque sia l’entità dell’importo – avrà una multa di 30 euro a cui va aggiunto il 4% del valore della transazione rifiutata. Se, ad esempio, si rifiuta di ricevere il pagamento con carta di 10€, la multa sarà di 34 euro (30 euro + il 4% di 10 euro).
Inoltre, a differenza di altre multe, non è previsto il pagamento in misura ridotta se viene saldato entro i primissimi giorni dalla contravvenzione. In caso di ritardo, si rischia di pagare fino al doppio della multa iniziale, a cui bisogna aggiungere le spese burocratiche.