Le malformazioni dell’utero sono una patologia abbastanza comune, colpisce circa una donna su trenta.
Queste malformazioni rendono difficile ed a volte impossibile il proseguimento di una gravidanza in quanto sfavoriscono un corretto annidamento ed accrescimento del prodotto del concepimento.
In caso di utero diviso in due da un robusto setto fibroso, come nel caso dell’utero setto o nel caso di utero unicorno in cui le due metà sono unite in una sola parte il rischio di aborto è notevolmente aumentato.
Anche la presenza di fibromi, polipi o aderenze cicatriziali derivate da precedenti atti chirurgici, come un parto cesareo, possono interferire con il corretto sviluppo e accrescimento dell’embrione, portando inesorabilmente ad un suo prematuro distacco con perdita così del prodotto del concepimento.
Cosa fare a seguito di malformazioni dell’utero?
A seguito di un aborto spontaneo se si sospetta la possibilità di una sottostante malformazione uterina, è necessario eseguire a partire da i 20 giorni successivi all’aborto un’isteroscopia, esame che permette la visualizzazione mediante uno strumento a fibre ottiche dell’utero e di una sua malformazione, la diagnosi è immediata.
Una volta analizzata la malformazione, spetta al chirurgo la programmazione e la realizzazione dell’intervento teso a ripristinare una corretta morfologia.
Non tutte le donne che presentano malformazioni uterine necessitano chirurgia, numerosi sono i casi di gravidanze portate a termine da donne portatrice di anomalie morfologiche, la valutazione e l’eventuale intervento deve essere valutato attentamente e caso per caso.
Quanto e come incide lo stress
Uno studio inglese (Arck P et al. Early risk factors for miscarriage: a prospective cohort study in pregnant women. Reprod Biomed Online2008 Jul;17(1):101-13) condotto su 864 donne in gravidanza, ha tentato di comprendere se lo stress possa avere conseguenze sul tasso di abortività. In 55 hanno abortito e si sono rivelate le più stressate dell’intero gruppo iniziale. Molto probabilmente, infatti, il forte stress e quindi elevati livelli di cortisolo ostacolano la corretta sintesi del progesterone, l’ormone che concorre al mantenimento della gravidanza.