Marketing: da video killed the radio stars, a social influencer killed the tv stars?

La prepotente ascesa di Internet negli ultimi vent’anni ha consentito la nascita di alcuni veri e propri lavori, anche se per alcune persone questi non si possono definire tali. Eppure, basta guardare alla montagna di soldi accumulati da questi soggetti, per capire come la grande rete telematica abbia consentito loro una vita agiata e di grande successo. I primi a beneficiare delle possibilità offerte da Internet furono i blogger: alcuni di essi, oggi, sono delle vere e proprie star, anche se, frequentemente, hanno cambiato tipologia di approccio al mondo di Internet.

Social influencer: potenza comunicativa superiore ad una campagna pubblicitaria televisiva

A fare la parte da leone, oggi, sono senza alcun dubbio i social influencer, che vengono pagati fior fior di quattrini quando effettuano dei post dai propri profili social, Instagram in primis. Sono davvero lauti i compensi elargiti ad alcuni noti social influencer, che sono in grado di percepire anche oltre €.20000,00 per ogni post pubblicato. D’altro canto, l’influenza di Internet è sempre più rilevante nella vita delle persone, che sfruttano la rete telematica in via prioritaria come mezzo di informazione. Effettuare dei post sui propri social, oltretutto, consente di mascherare bene il messaggio: nonostante sia, a tutti gli effetti, un’attività pubblicitaria, agli occhi di molte persone viene percepito più come un suggerimento da parte di una persona nota e competente in una determinata materia.

I social influencer, infatti, sono considerati dei veri e propri creatori di relazioni sociali, che le aziende tendono a sfruttare per ottenere i propri risultati di marketing elargendo loro dei compensi. Una strategia la cui bontà, oramai, è stata assodata da tutti i più grandi esperti di comunicazione: un post di un noto influencer sui propri social è, a detta di molti esperti, molto più efficace di quanto non lo possa essere una campagna pubblicitaria televisiva. Ed un po’ il segno dei tempi che cambiano: dalla televisione la gente, mediante svariati canali remoti, si è spostata significativamente nel mondo di Internet. All’interno degli influencer, poi, vanno fatte delle significative divisioni: non possono essere raggruppati, di fatto, in un unico comparto, dato che ognuno ha una filosofia diversa e, spesso, una specificità nei temi trattati.

Dalle celebrities agli opinionisti generici: come si dividono i social influencer?

Esistono, infatti, degli influencer che, seppur nella propria specificità, sono diventate delle “celebrities” con milioni di follower ed un seguito che va oltre il settore per i quali sono diventati famosi. Il caso più lampante, in tal senso, è quello di Chiara Ferragni, dapprima celebre ed apprezzata blogger del mondo della moda, divenuta una social influencer che è in grado di uscire dal proprio specifico settore di competenza per “influenzare” i consumi dei suoi follower: non è un caso che un suo post Instagram possa costare anche più di €.15000,00. La seconda categoria è quella degli “esperti di uno specifico settore”, molto apprezzati dai follower per la loro specificità, ma in grado di influenzare solo un particolare settore del mondo dei consumatori: i guadagni, qualora il social abbia un buon seguito, non sono comunque disprezzabili.

Negli ultimi tempi, però, stanno prendendo sempre più piede i cosiddetti “opinionisti generici”, che utilizzano i social apparentemente in modo estemporaneo per esprimere i lori pareri e, con frequenza sempre maggiore, promuovono contenuti commerciali. In questo caso, la strategia adottata da diversi di questi influencer è la stessa: proporre post dal contenuto abbastanza “forte” ‘per ottenere un seguito maggiore, cercando, frequentemente, di aumentare la base dei propri “haters”, che servono per ampliare il dibattito all’interno dei social. Non appena raggiunto un certo seguito, questa tipologia di influencer tende ad “ammorbidirsi”, nonostante qualche volta vengono riproposti alcuni post di forte impatto e dibattito, in modo da diventare maggiormente sfruttabili dal punto di vista commerciale.

Fonte: Kontrokultura.it